In questi giorni alcune classi del Liceo “Grandi” di Sorrento hanno incontrato la dottoressa Alessandra Cacace, alle prese da diversi mesi con il restauro di una tavola quattrocentesca del Museo Correale di Terranova.
Una sala del piano terra è stata resa funzionale all’intervento di ripristino del dipinto ed è qui che la dottoressa ha ricevuto gli studenti per esporre loro la prassi operativa impiegata, ma anche per fornire varie nozioni e curiosità legate alla sua professione.
L’opportunità di questo interessante sopralluogo è stata fornita dalle “Amiche del Museo Correale”, un’associazione nata nel 2010 grazie all’intraprendenza di un gruppo di donne sorrentine, intenzionate a valorizzare il museo della loro città.
Il restauro di questa tavola del Quattrocento s’inserisce tra le molteplici attività promosse dalle socie, che hanno anche previsto la possibilità di invitare una platea selezionata di studenti dei vari istituti scolastici del territorio, in modo da educare l’utenza più giovane alla cura del proprio patrimonio artistico e culturale.
Gli incontri sono stati organizzati in piccoli gruppi scaglionati in più giorni, per ovvie esigenze logistiche legate alla possibilità di fruire della visita rapportandosi bene agli spazi.
Così lo scorso 21 novembre, in una mattina soleggiata, ho accompagnato al museo una parte della classe V FS.
Abbiamo attraversato i primi ambienti della villa settecentesca finché, fra tarsie e dipinti, fra reperti romani, sarcofagi, lastre e capitelli, ci siamo ritrovati nella sala adibita all’intervento di restauro.
La dottoressa Cacace era al lavoro. Intorno a lei barattoli con miscele di solventi utilizzati per la pulitura, pennelli, bisturi, spatole, colla, gesso…
Ci siamo lasciati avvolgere da questa mescolanza di odori, per poi respirare quell’autorevole aura di antichità sprigionata dal dipinto, una Pietà a tre scomparti cuspidati, nelle cui parti alte sono collocate, al centro, una Trinità e ai lati l’Angelo e l’Annunciata.
Il trittico, come suggerisce lo studioso Stefano De Mieri, può essere riferibile alla cerchia della bottega del pittore Giovanni di Gaeta e risale con buone probabilità agli anni Sessanta del XV secolo.
De Mieri – autore di svariati saggi e studi attributivi inerenti anche l’ambito sorrentino – ha infatti rapportato la tavola del Museo Correale a un dipinto di Giovanni da Gaeta custodito nella chiesa di Santa Maria Assunta a Fondi, raffigurante anche in questo caso una Pietà.
Il confronto rivela significativi punti di contatto, ravvisabili in particolare nella marcata rigidità del corpo del Cristo.
Entrambe le opere si pongono in una posizione artistica ancora non aggiornata dai fermenti più innovativi della cultura rinascimentale del tempo; risultano piuttosto due interessanti testimonianze nutrite da quei riferimenti alla cultura tardo trecentesca e a quelle componenti iberico-provenzali imperanti nell’ambito partenopeo.
La conservazione della Pietà del Correale rappresenta una significativa presenza per il panorama storico-artistico della Penisola Sorrentina, poiché nel nostro territorio risultano davvero poche le opere riferibili a questo periodo, sia a causa delle razzie e delle depredazioni subite dalle incursioni turche, sia per i molteplici interventi di rimaneggiamenti di chiese e cappelle susseguitisi nel corso dei secoli successivi.
L’impegno delle Amiche del Museo Correale di promuovere il restauro della tavola, che versava in precarie condizioni, va dunque salutato come una lodevole iniziativa votata anche a sensibilizzare la cittadinanza al rispetto e alla conservazione dei beni artistici locali.
In questa linea s’inserisco gli incontri con la restauratrice previsti per gli studenti, attraverso cui si è realizzata un’importante divulgazione culturale dell’evento, nonché la possibilità di soddisfare le varie curiosità tecniche in merito alle modalità delle procedure operative.
La dottoressa Cacace ha fornito un’accurata spiegazione, illustrando le varie fasi dell’intervento conservativo, nonché le informazioni pertinenti l’iconografia e le caratteristiche stilistiche del trittico.
Un’esperienza significativa per i ragazzi, da oggi più consapevoli dell’esigenza di conoscere e salvaguardare il nostro patrimonio storico-artistico.
Mariaelena Castellano