Dopo una prima fase definita Periodo di Formazione, la civiltà greca vive un fiorente percorso evolutivo riscontrabile in diversi ambiti. Questa seconda fase riguarda i secoli VII e VI a.C. e prende il nome di età arcaica.
Già sul finire dell’VIII secolo a.C., le poleis conoscono un significativo sviluppo, favorito da una notevole ripresa dei commerci. Ne è diretta conseguenza un massiccio incremento della popolazione, nonché un miglioramento delle condizioni di benessere generale.
Tuttavia, l’ampliamento demografico comporta il rischio di una sovrappopolazione che potrebbe alterare gli equilibri territoriali delle poleis. Onde evitare ciò, si assiste al crescente fenomeno della colonizzazione(*), ossia la fondazione di nuove città in altre aree, in particolare in quelle situate lungo le coste del Mediterraneo, ma anche nelle zone costiere orientali del Mar Nero e dell’Asia Minore, che erano già state interessate da precedenti flussi migratori ellenici.
Di pari passo agli sviluppi socio-economici, anche la cultura si evolve e riceve nuovi stimoli.
In ambito artistico, si portano a maturazione le precedenti conquiste e si definiscono gli stilemi di un nuovo linguaggio fondato sull’armonia e sul senso di proporzione delle misure.
In architettura, sorgono i primi monumentali edifici, in particolare templi e santuari, impostati secondo ordini prestabiliti e codificati.
In scultura e in pittura, si passa dall’iconografia essenzialmente decorativa del Periodo di Formazione alla riproduzione e allo studio della figura umana prendendo gradualmente le distanze dalle rigidità stilistiche di un’impostazione più geometrica delle forme.
Nelle prossime lezioni analizzeremo questo percorso così ricco di vigorosi impulsi, fondamentale premessa della straordinaria fioritura artistica della successiva età classica.
Mariaelena Castellano
PER SAPERNE DI PIÙ ...
(*) LA COLONIZZAZIONE GRECA
In età arcaica, gruppi sempre più numerosi di cittadini, guidati da un fondatore, l’ecista, lasciano la Grecia continentale per cercare spazi fertili, con facilità di ormeggio e ben difendibili, dove fondare nuove città: le colonie.
Sono le stesse poleis d’origine a fornire loro i mezzi necessari e a garantire la protezione di queste nascenti realtà territoriali.
Le colonie, se pur autonome politicamente, nascono con un’impostazione urbanistica legata ai modelli della madrepatria, da cui deriva anche quel denso bagaglio culturale di usi, costumi, arte, religione, letteratura, lingua e tradizioni.
Attraverso il fenomeno della colonizzazione, dunque, avviene una consistente diffusione della cultura ellenica, che si integra così alle caratteristiche specifiche e autoctone delle altre civiltà già presenti in quelle regioni.
I Greci fondano colonie dapprima in Asia Minore e nelle isole dell’Egeo, quindi in Cirenaica, in Tracia, nell’Ellesponto, sulle coste del Mar Nero , della Sicilia e dell’Italia meridionale.
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TESTIMONIANZE GRECHE IN PENISOLA SORRENTINA
La Campania risulta particolarmente ricca di resti e opere greche di età arcaica, tracce delle svariate colonie sorte tra l’VIII e il VI secolo a.C. in questa regione.
Le popolazioni italiche limitrofe non restano immuni al fascino della produzione artistica ellenica che si sviluppa in questi nuovi e vitali centri.
Anche gli antichi abitatori della Penisola Sorrentina si lasciano sedurre dalla florida cultura della “Magna Grecia“, come attestano i numerosi toponimi e i rinvenimenti archeologici.
È alquanto azzardato supporre una presenza greca costante nella nostra costiera. Si ritiene più probabile l’esercitazione di una sorta di controllo delle vicine colonie, interessate in particolare alle rotte commerciali marittime locali.
In ogni caso, permane tutt’oggi un’eco considerevole di questa civiltà.
Si pensi all’impostazione urbana a maglie ortogonali del centro storico di Sorrento, che lascia intuire una derivazione dall’impianto stradale adottato anche nelle città greche e poi ripreso dai Romani.
Inoltre, sotto il piano stradale nei pressi della Porta Parsano si possono ammirare, attraverso una grata, le vestigia di un’antica cinta muraria difensiva, venute alla luce nel corso di scavi condotti nel 1921 e che oggi si è propensi a intendere come testimonianza greca, anziché romana, come si era invece supposto in precedenza. I blocchi di pietra dell’arco, infatti, sono disposti alternativamente di lungo e di testa, secondo una modalità costruttiva tipicamente ellenica.
Spostandoci poi a Massa Lubrense, nel promontorio calcareo chiamato Punta della Campanella, oltre alle bellezze naturali paesaggistiche, potremo apprezzarne la suggestiva memoria storica.
Le fonti antiche, infatti, identificano questa zona come il sito ove sorgeva uno dei più rinomati santuari della litoranea tirrenica, il tempio dedicato alla dea Athena, protettrice dei naviganti, diventata poi Minerva in età romana.
La localizzazione esatta dell’edificio risulta difficile, sia perché i resti ancora oggi visibili sono limitati e sia perché il luogo è sottoposto all’azione corrosiva degli agenti atmosferici. Tuttavia, l’odierna storiografia è concorde nell’accettare la collocazione dell’Athenaion nella parte estrema del promontorio. La tesi è avallata dai numerosi rinvenimenti ceramici ed epigrafici, nonché dalla sopravvivenza di diversi toponimi.
Il tempio, come racconta lo storico Strabone , sarebbe stato fondato proprio da Ulisse, durante le disavventure del suo viaggio di ritorno a Itaca, dopo aver superato il pericolo insidioso dell’incontro con le Sirene. Da questa illustre fonte storica, ecco che la storia e l’arte sconfinano fino a perdersi nelle leggende dei miti di fondazione.
Sorrentum: “terra delle Sirene” e non solo per il riferimento storico di Strabone. Queste creature ibride, ammaliavano gli ignari naviganti con il fascino del loro canto e della loro bellezza, per poi rivelarsi ingannevoli e ucciderli.
Allo stesso modo, la seduzione dell’incanto paesaggistico della costiera sorrentina nasconde l’insidia del tratto di mare compreso tra Capri e Punta della Campanella, denominato “Bocche di Capri” e caratterizzato dalla presenza di correnti pericolose.
Sorrento, fascinosa e insidiosa come le Sirene.
Queste creature ibride, che nell’immaginario collettivo sono pensate come donne con la coda di pesce, in realtà nascono inizialmente come uccelli aventi testa umana femminile. Nel Medioevo la loro iconografia subisce questa mutazione, sicuramente più sensuale e affine all’ideale di bellezza.
Nelle riproduzioni figurative del tempo, in particolare nell’ambito ceramografo, compaiono spesso le immagini originarie di donne volatili, come si può evincere anche dall’illustrazione inserita.
Esemplari di vasi raffiguranti sirene sono pervenuti anche tra i vari rinvenimenti emersi dalle campagne di scavo locali.
Concludendo il nostro discorso sulle tracce della presenza greca nel nostro territorio, occorre ricordare le numerose testimonianze archeologiche portate alla luce negli anni e che oggi risultano sparse tra varie collezioni private, ma anche raggruppate in nuclei consistenti nei musei territoriali, quali il Correale di Sorrento, Il “George Vallet” di Piano di Sorrento, e l’Antiquarium di Vico Equense.