“Architettore chiamerò io colui che saprà con certa e maravigliosa ragione,
e regola, sì con la mente e con lo animo divisare”
(L.B. Alberti)
Leon Battista Alberti (1406-1472) nasce a Genova da una famiglia fiorentina esiliata per motivi politici. Artista, letterato, filosofo e poeta, incarna alla perfezione la figura del colto umanista del Quattrocento.
Morto prematuramente il padre, prende i voti in età giovanile, probabilmente per riparare alle condizioni di ristrettezza economica. L’abito religioso non gli impedisce di frequentare le più raffinate corti italiane e di dedicarsi a una vasta produzione letteraria e artistica, contribuendo alla divulgazione dei modi rinascimentali in Italia e in Europa.
Nei suoi scritti spazia dalla scienza alla filosofia, dall’astronomia alla matematica, dalla letteratura all’arte. È ricordato in particolare per il De pictura, il De statua e il De re edificatoria, scritti in cui fornisce un’importante componente intellettuale alla figura dell’artista.
Alberti segue l’insegnamento del Brunelleschi e fonda il sapere sui principi matematici e scientifici. Anche quando passa dalla teoria alla pratica, nelle vesti di architetto, applica il pensiero brunelleschiano e distingue con convinzione il ruolo di progettista da quello esecutivo. Pertanto, si limita a ideare e progettare affidando ad altri addetti i lavori più pratici. Ciò spiega il fatto che gran parte delle sue opere siano rimaste incompiute oppure notevolmente alterate nella realizzazione.
L’attività artistica di Leon Battista si svolge perlopiù tra Roma e Firenze, ma anche nelle corti signorili di Ferrara e Mantova, nonché a Rimini, dove intorno al 1453 riceve l’incarico di completare l’esterno della Chiesa di San Francesco, poi definita Tempio Malatestiano, con riferimento al committente Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore della città.
L’artista scandisce la facciata principale in tre grandi archi ispirati alla monumentalità romana e, in particolare, all’Arco di Augusto presente nella stessa Rimini; anche le colonne corinzie stagliate su un alto stilobate costituiscono un richiamo alla classicità, mentre le nicchie che campeggiano lungo i fianchi sembrano ispirarsi agli antichi acquedotti. Questo sapiente attingere dalle più disparate tipologie architettoniche dell’antichità testimonia l’originale indole creativa dell’artista.
La parte superiore dell’edificio avrebbe dovuto essere coronata da una cupola, ma l’opera è rimasta incompiuta.
A Firenze Alberti lavora soprattutto al servizio della potente famiglia mercantile dei Rucellai, per i quali realizza il monumentale palazzo di residenza e la facciata della Basilica di Santa Maria Novella.
In Palazzo Rucellai, innalzato tra il 1450 e il 1460, emerge appieno la propensione dell’architetto al razionale senso di misura e armonia. I tre registri in cui è ripartita la facciata sono differenziati sia dalle diverse tipologie del rivestimento, sia dall’impiego di ordini diversi per le lesene, doriche al pianterreno, ioniche in quello intermedio e corinzie per il piano superiore, con chiaro riferimento al Colosseo.
Dal 1459 al 1470 Leon Battista Alberti si dedica al completamento della facciata trecentesca di Santa Maria Novella riuscendo a integrare le preesistenze di orientamento romanico e gotico alla sobria compostezza geometrica dello spirito rinascimentale. Il linguaggio utilizzato è razionale e si fonda sul modulo della forma quadrata, concepita in multipli e sottomultipli. Alla tarsia marmorea bicroma, tipica del romanico fiorentino, si aggiungono raffinate citazioni classiche, quali le grandi volute che affiancano il grande corpo quadrato del registro superiore e il coronamento a timpano.
Con Alberti il classicismo del rigoroso linguaggio brunelleschiano si veste di un’originale concezione dinamica, aperta a un più estroso spirito inventivo, preludio dei successivi esiti architettonici cinquecenteschi.
Mariaelena Castellano