Durante l’evoluzione della cultura egizia e di quella mesopotamica, non molto lontano, nel Mediterraneo orientale, tra le isole e le coste egee e in particolare nell’arcipelago delle Cicladi, si sviluppa una progredita civiltà, chiamata appunto cicladica. Essa vive il suo periodo di maggior prosperità nella seconda metà del III millennio a.C., mentre intorno al 2000 a.C. entra progressivamente nell’orbita della prevalente egemonia dell’isola di Creta, fino a esaurirsi verso il XVI secolo a.C..
Alla base di questa fortunata ascesa si riscontra sia la vantaggiosa posizione geografica di ideale collegamento tra l’Oriente e l’Occidente, sia la consistente disponibilità di materie prime come il marmo, il rame e l’ossidiana.
Ne deriva una ricca produzione artistica, specie nelle cittadelle fortificate sorte durante la prima Età del bronzo, posizionate sia su alture, sia lungo le coste.
Le opere, dotate di una spiccata originalità, riscuotono un gran favore e non solo nell’ambito del Mediterraneo orientale, tant’è che vengono esportate anche in area occidentale, persino in territori distanti come le isole Baleari o la Provenza.
Si realizzano per lo più statuette di piccola e media dimensione e manufatti d’utilizzo domestico in pietra ben levigata o in ceramica, in genere decorati con raffinati motivi lineari o spiraliformi(*). Interessanti, in particolare, i vasi zoomorfi o con corpo emisferico.
Tra i prodotti più noti, si collocano sicuramente i cosiddetti “idoli”, figure umane, spesso femminili, di piccole dimensioni e distinti per le forme semplici ed essenziali.
Realizzati in marmo locale bianco, in genere raffigurano donne nude con le mani sul ventre (con probabile riferimento alla divinità della “Grande Dea Madre”), ma anche musicisti, cacciatori e guerrieri, da intendersi come figure con valenza magica e apotropaica(*).
A una prima fase più antica, tra il 3.000 e il 2.500 a.C., risale la tipologia degli idoli a forma di violino, simboleggianti con ogni probabilità divinità creatrici del mondo.
Le forme sono estremamente schematizzate, con un effetto compendiario, ma elegante nella sua semplicità.
La figura umana è soltanto evocata: i riferimenti ai caratteri fisici sono appena percepibili nel lungo collo cilindrico in cui è assorbita anche la testa e nella forma triangolare del petto, dotato di grandi spalle.
Dalla metà del III millennio a.C. la produzione artistica diventa man mano più raffinata e si raggiungono risultati di alta qualità, caratterizzati da un’impostazione dello spazio più articolata, con effetti di grande equilibrio compositivo. Ne è un celebre esempio il Suonatore di lira(*), proveniente dall’isola di Keros.
In questa fase, gli idoli, come la restante produzione artistica cicladica, sono ancora caratterizzati da forme rigorosamente stilizzate e geometriche, ma risultano resi attraverso una mirabile capacità di sintesi.
Le testa sono raffigurate come eleganti ovali appiattiti e l’unica caratteristica più definita del volto è fornita dalla linea dritta del naso, mentre gli occhi e la bocca, quando compaiono, sono appena accennati.
Alla base dell’originale linguaggio cicladico s’individua un costante dialogo con la natura, espressa attraverso una purissima astrazione formale.
Mariaelena Castellano
DENTRO L'OPERA
(*) IL SUONATORE DI LIRA (2.000 a.C. circa – marmo – Atene, Museo Archeologico Nazionale).
Tra le opere più rinomate dell’arte cicladica spicca questo esemplare proveniente dalla rocciosa isola di Keros, dove sono rinvenute diverse statuette di idoli.
La piccola scultura, nonostante sia alta appena 22,5 cm, presenta comunque un’aura di monumentalità, ottenuta dall’astrazione dei volumi e dalla rigorosa geometrizzazione che la distinguono.
Le membra del musicista, così come lo strumento musicale e la seduta, sono ridotti a cilindri curvi di diverso diametro, poi ricomposti secondo un’impostazione piramidale, fondata su una concezione ormai pienamente tridimensionale. La lira replica la forma del sedile, mentre le braccia del suonatore, ora mutile, forniscono l’unico effetto dinamico nella stasi solenne di questa composizione. I volumi puri ed essenziali, definiti da studiati passaggi chiaroscurali, fanno di quest’opera uno dei capolavori dell’arte cicladica.
PER SAPERNE DI PIÙ…
Le isole Cicladi, circa 220, sono disposte a cerchio in tre file concentriche, intorno all’isola di Delo, nell’antichità considerata un importante centro culturale e religioso. Da tale conformazione deriva appunto il nome dell’arcipelago, dal greco kuklòs, “cerchio”.
VISITIAMO!
Per ammirare dal vivo un esemplare di arte cicladica senza dover sconfinare in Grecia, si può andare nel Salento, a Guagnano (Lecce), dove la caratteristica cantina Moros, con l’annesso vigneto, si configura anche come una piccola e suggestiva galleria d’arte.
Nelle antiche cisterne sotterranee, infatti, si potrà apprezzare il fascino della collezione artistica raccolta ed esposta dal proprietario, il vignaiolo Claudio Quarto. Si tratta di reperti archeologici legati alla cultura del vino e provenienti perlopiù dall’area tarantina della Magna Grecia, tra cui una statuetta cicladica riferibile intorno al 2.600 a.C.
ANTICO & MODERNO
MODIGLIANI E L’ARTE CICLADICA
Come non riconoscere nelle forme allungate ed essenziali di Amedeo Modigliani il riferimento all’arte cicladica?
Il celebre artista livornese, che nei primi decenni del Novecento matura la sua originale esperienza artistica nella Parigi cosmopolita e innovativa del tempo, fonda il suo stile sul rigore e sulla purezza geometrica propri del linguaggio cicladico.
Modigliani permea così la sua opera di una suggestiva quanto raffinata astrazione formale, giocata sul vincente dialogo tra antico e moderno, presente anche nei suoi frequenti richiami alla scultura tribale africana.
IMPARIAMO I TERMINI
(*) SPIRALIFORME: a forma di spirale, ossia di curva piana che si avvolge infinite volte attorno a un punto fisso detto polo della spirale.
(**) APOTROPAICO: dotato della facoltà magica di tenere lontano l’influsso degli spiriti maligni.