In linea con lo spirito pragmatico del tempo, fondato su un ragionato rigore speculativo, le architetture gotiche svettano maestose a sfidare i cieli d’Europa, nutrite di quell’ardita fantasia visionaria del Medioevo e, al tempo stesso, proiettate all’oramai vicina età moderna.
Eleganti volte ogivali, svettanti guglie protese verso ardite altezze, archi rampanti inerpicati su mura traforate da variopinte vetrate: ogni elemento architettonico pulsa di un proprio anelito di vita e dialoga con le altre parti dell’edificio, creando elaborate orditure scenografiche.
La luce, consacrata come suprema espressione divina, s’insinua fascinosa tra le fitte decorazioni plastiche, per rifrangersi in vibranti giochi chiaroscurali, permeati da una vitale tensione luministica.
Le possenti volumetrie romaniche si frantumano ora in più esili e leggiadre strutture, ricamate tra loro da una fitta trama decorativa: le mura, rivestite da un’esuberante decorazione scultorea, si riducono per far posto a pittoresche vetrate policrome, mentre l’accentuato verticalismo esprime la tensione evolutiva dell’uomo verso Dio.
Queste conquiste sono rese possibili da recenti scoperte tecniche, messe a punto da continue sperimentazioni. Vengono ripresi antichi saperi costruttivi, già conosciuti in età romanica, ma adesso utilizzati in modo inedito, poiché tutti gli elementi svolgono una specifica funzione strutturale, anche quando sembrano votati soltanto a una valenza estetica.
L’arco a sesto acuto e la volta a crociera ogivale costolonata consentono una più sistematica distribuzione dei pesi, così come all’esterno l’arco rampante permette di scaricare lateralmente le spinte delle coperture, dirottate poi verso il basso con l’aiuto di svettanti pinnacoli.
Pertanto, le architetture gotiche conquistano slancio, leggerezza e vitalità, trovando un idoneo banco di prova nella costruzione o nel rifacimento di monumentali chiese, le cui realizzazioni spesso richiedono tempi molto lunghi.
L’edificazione di una cattedrale si pone come un’impresa collettiva che coinvolge l’intera città disegnandone il volto spirituale, simbolico e architettonico.
Si privilegia la scelta della pianta longitudinale a tre o cinque navate, con un transetto poco sporgente e un ampio coro provvisto di deambulatorio e cappelle radiali. Nell’alzato, la presenza del matroneo viene meno per far posto al triforio e al claristorio.
All’esterno, accanto ad archi rampanti, contrafforti, guglie, torri e pinnacoli, trovano posto vigorosi decori plastici: i portali sono spesso sovrastati da strombature e ghimberghe ornate a rilievo; colonne e pilastri si mutano in statue dalle vesti gonfie di ricchi panneggi; doccioni(*) grondanti assumono la forma di animali mostruosi; il rosone si ingrandisce e si dota di più complesse trame decorative.
L’architettura gotica prende avvio in Francia, per l’esattezza nell’Ile-de-France, regione settentrionale in cui si trova Parigi.
A breve distanza dalla capitale, nel1137, con la ricostruzione dell’Abbazia di Saint-Denis emergono prime avvisaglie di più innovative scelte decorative e strutturali.
Il colto abate Suger, in collaborazione con un anonimo architetto, dispone la realizzazione di una nuova facciata ispirata al Westwerk di età ottoniana. In particolare, gli ornamenti scultorei dei tre portali presentano novità iconografiche e stilistiche e si rapportano in modo più diretto alla struttura. All’interno, s’introducono altre importanti soluzioni, quali il coro con doppio deambulatorio dotato di cappelle radiali e l’uso di volte ogivali costolonate. Inoltre, l’esaltazione dei valori luministici è affidata ad ampie finestre con vetrate policrome.
Le significative innovazioni proposte nella chiesa abbaziale di Saint-Denis si propagano rapide nel resto della Francia, per poi diffondersi, nel corso del Duecento, anche negli altri paesi europei, se pur declinato in numerose varianti.
Tra i primi esempi di gotico francese, si pone la Cattedrale di Notre Dame di Parigi. Nonostante i danni e i rimaneggiamenti subiti nel corso dei secoli, a cui si aggiunge il rovinoso incendio del 2019, essa rivela ancora l’originaria vocazione goticheggiante, ben evidente nelle tensioni dinamiche degli archi rampanti esterni e nella fastosa decorazione scultorea del portale centrale. L’ampio interno è a cinque navate, scandite da pilastri cilindrici e sormontate da eleganti volte a crociera esapartite, ovvero a pianta rettangolare divisa in sei vele.
Restando in Francia, un’altra importante testimonianza di questa prima fase del linguaggio gotico è fornita dalla maestosa Cattedrale di Chartres, caratterizzata da una pianta complessa e articolata.
L’edificio sorge sulle fondazioni di una preesistente chiesa, distrutta da un incendio nel 1194. La pianta, a croce latina, presenta tre navate con transetto tripartito, coro con doppio deambulatorio e cappelle radiali. L’altezza è ritmata nella sequenza delle arcate, del triforio e del cleristorio, quest’ultimo caratterizzato da vaste bifore sormontate da rosoni, che inondano di luce l’intero ambiente.
L’esterno si caratterizza per gli elementi ornamentali dell’ampio rosone e dei tre portali. Inoltre, rispetto alle altre architetture gotiche, la Cattedrale di Chartres conserva un cospicuo numero di statue e vetrate policrome, consentendo di apprezzarne tutt’oggi l’originario patrimonio decorativo.
Il nuovo linguaggio maturato nell’Ile-de-France trova terreno fertile nell’area centro-settentrionale dell’Europa, come attestano le sontuose architetture della Cattedrale di Canterbury in Inghilterra e del Duomo di Colonia in Germania.
Ricostruita più volte nel corso dei secoli medievali, con gli interventi avviati dal 1174 la Cattedrale di Canterbury aderisce al gusto gotico, come attestano il coro con volte costolonate e la Trinity Chapel, dotata di doppio deambulatorio e vetrate policrome. Questi nuovi orientamenti rappresentano un primo importante esempio di gotico inglese e mostrano una crescente attenzione ai valori luministici, nonché un’inedita concezione di unità spaziale.
Innalzato a partire dal 1248 per ospitare le reliquie dei re Magi, il Duomo di Colonia si erge maestoso nel suo intricato gioco di trafori e preziosismi decorativi, arricchito dall’armonioso disporsi di archi acuti e rampanti. Le ampie vetrate e la presenza del triforio palesano l’ispirazione al gotico francese, rivelata anche dalla vasta pianta a croce latina a cinque navate.
Nel XIV secolo l’edificio resta incompiuto e il cantiere verrà riaperto soltanto nel XIX secolo, dopo il ritrovamento dei progetti originali, con il rispetto dell’impostazione costruttiva iniziale.
Spostandoci in Italia, il linguaggio gotico conosce una molteplicità di espressioni artistiche, riflettendo il variegato panorama politico del territorio. Inoltre, la versione italiana assume una connotazione più moderata, sia per il tenace attaccamento del nostro paese alla tradizione paleocristiana e romanica, sia perché a introdurre questi nuovi stilemi sono perlopiù gli ordini religiosi, che ne propongono una versione sobria, meno incline ai virtuosismi decorativi.
In particolare, l’Ordine cistercense promuove un’austera rivisitazione della regola benedettina, in nome degli ideali di una vita ascetica, priva di agi e ricchezze. L’Ordine nasce nell’XI secolo, in Borgogna, e prende il nome dall’abbazia madre di Citeaux, in latino Cistercium. Le scelte religiose dei monaci cistercensi si riflettono anche nelle loro architetture, dove gli eccessi ornamentali delle istanze gotiche sono notevolmente mitigati, negli esterni così come negli interni, privati dei sontuosi arredi liturgici. Un’altra conseguenza di questo pensiero è l’assenza della cripta, poiché la vita ascetica implica la rinuncia a pellegrinaggi e processioni di fedeli.
In Italia, un esempio di architettura cistercense è offerto dall’Abbazia di Fossanova, in provincia di Latina.
Numerose, poi, sono le chiese di altri nuovi Ordini mendicanti, quali domenicani e francescani, inclini allo spirito rigoroso dei monaci di Citeaux, se pur con progressive aperture ai decori scultorei e pittorici.
La Basilica di San Francesco ad Assisi(*) rappresenta la chiesa madre dell’ordine fondato da San Francesco, a cui fanno seguito altre costruzioni, a dimostrazione della vasta influenza esercitata da questa nuova realtà monastica.
Ad esempio, la Chiesa di San Francesco a Bologna, realizzata nella prima metà del Duecento. Oltre a riferimenti costruttivi più tradizionali, la struttura manifesta significative aperture agli stilemi gotici. Queste scelte innovative si spiegano con il carattere internazionale assunto dalla città in quanto sede, dal 1088, di un’università frequentata da studenti provenienti da ogni parte d’Europa.
L’edificio presenta una facciata segnata dal singolare effetto cromatico dovuto all’uso combinato di mattoni e muratura intonacata, secondo una consuetudine tipicamente emiliana. La zona absidale esterna, inoltre, è ravvivata da una rigorosa sequenza di agili archi rampanti, che se pur definiti da un’impostazione schematica molto semplice, confermano l’attenzione al gusto goticheggiante d’Oltralpe.
L’austero interno, a tre navate scandite da arcate rette da pilastri ottagonali, rivela questa vicinanza ai modi francesi, come attestano le volte esapartite e il coro poligonale provvisto di deambulatorio coronato da cappelle radiali.
Anche la Chiesa di Santa Croce a Firenze appartiene all’Ordine di San Francesco e, secondo la tradizione, la sua prima edificazione avviata nel 1295 spetterebbe ad Arnolfo di Cambio; in realtà, ad oggi non risultano documentazioni in merito e di recente tale attribuzione non è condivisa da tutti gli studiosi.
La facciata e il campanile, invece, risalgono al XIX secolo e rientrano nel linguaggio neogotico del tempo. L’interno, frutto di rimaneggiamenti attuati nel XVI secolo, è diviso in tre navate e presenta pianta a croce commissa; al di là del transetto, trova posto la cappella maggiore, provvista di abside poligonale e attorniata da altre piccole cappelle, la cui disposizione sequenziale continua anche ai lati brevi del transetto. Tutti questi ambienti sono sormontati da eleganti volte a crociera, a differenza delle navate laterali, con copertura piana, e della navata centrale, con tetto a capriate.
Sempre a Firenze, si erge la chiesa domenicana di Santa Maria Novella. Se la parte inferiore della facciata risale al XIV secolo, risentendo della tradizione romanica, quella superiore è opera quattrocentesca di Leon Battista Alberti.
La pianta, a croce commissa, è a tre navate con coro rettangolare attorniato da piccole cappelle quadrate. Man mano che si procede verso l’altare, la profondità delle campate delle navate diminuisce e questo accorgimento crea un effetto di dilatazione spaziale, anticipando soluzioni che saranno sviluppate nel successivo periodo rinascimentale.
Lo spazio interno, illuminato da finestre monofore e oculi, è scandito da pilastri a fascio polistili, su cui si raccolgono slanciate volte ogivali, che donano ampiezza e ariosità.
La forma delle volte utilizzate per Santa Maria Novella trova eco nella cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore, innalzata a partire dal 1296 sul luogo in cui sorgeva la Basilica di Santa Reparata. Il maestoso edificio viene costruito in più fasi, prima sotto la direzione di Arnolfo di Cambio, a cui succedono nell’ordine: Giotto, Andrea Pisano e Francesco Talenti; quest’ultimo fissa un progetto definitivo, portato avanti anche in seguito, fino al prosieguo dei lavori, ultimati nel Cinquecento, fatta eccezione per la facciata neogotica, risalente al XIX secolo.
Nonostante il prolungato succedersi del cantiere, la chiesa conserva le tracce del suo primo orientamento goticheggiante, rivelato in particolare dal raffinato gusto decorativo e dalle finestre traforate e impreziosite da esili colonnine.
Spostandoci a Orvieto, il Duomo di Santa Maria Assunta rivela un significativo esempio di apertura ai modi decorativi gotici nell’esuberante rivestimento scultoreo e pittorico della facciata. Tuttavia, la trama architettonica risponde a scelte prettamente ornamentali, risultando dunque priva delle funzioni strutturali messe a punto nell’Ile-de-France.
Una similare configurazione stilistica anima anche il Duomo di Siena, che, innalzato a partire dal 1226, presenta un aspetto ancora massiccio, sia per l’adozione delle arcate a tutto sesto, che stroncano lo slancio delle colonne di sostegno, sia per la bicromia geometrica, tipica del romanico toscano.
Tuttavia, l’edificio si avvicina al più sfarzoso gusto gotico d’Oltralpe nella sontuosa decorazione scultorea che riveste la facciata, opera dell’artista Giovanni Pisano. Manca, però, quell’intima connessione tra ornamenti plastici e architettura, così come non si ravvisa un’impostazione unitaria nello stacco tra la più movimentata parte inferiore, caratterizzata dai forti aggetti e dai decisi giochi chiaroscurali delle strombature dei portali, e la parte superiore, segnata da scelte decorative meno dinamiche.
Sempre a Siena, tra la fine del Duecento e la metà del Trecento, si realizza l’elegante Palazzo Pubblico, mirabile esempio di architettura civile gotica italiana.
La struttura presenta un taglio fortemente orizzontale che si oppone allo sviluppo verticale della Torre del Mangia, denominata così dal soprannome dell’uomo incaricato di suonare le ore.
Un altro ricercato contrasto si palesa nella scelta dei materiali impiegati: in pietra l’ordine inferiore della struttura, segnato dal susseguirsi di caratteristici archi senesi, in laterizio i piani superiori, scanditi dalla presenza di bifore e trifore.
Il Palazzo senese, nella sua sobria impostazione armonica, coronata da una caratteristica merlatura guelfa, si pone come fulcro della scenografica piazza principale della città, dalla singolare forma a conchiglia conferitale nella prima metà del XIV secolo.
Restando in Toscana e sempre nell’ambito dell’architettura civile, segnalo il Palazzo della Signoria a Firenze, conosciuto anche come Palazzo Vecchio.
Sorto su resti di edifici preesistenti, si presenta come un massiccio parallelepipedo rivestito a bugnato, assumendo un aspetto più fortificato, in relazione al clima politico della città, più teso rispetto a quello della vicina Siena.
L’analisi di alcuni dei principali esempi di architettura gotica in Italia continua chiamando in causa Napoli, a quel tempo ricca e popolosa, dominata dalla potente dinastia francese degli Angiò. Ne conseguono l’innalzamento e la ricostruzione di numerosi edifici, concepiti per dare lustro all’immagine della città, ma anche al nobile casato dei regnanti.
Voluto dal re Carlo II d’Angiò, il complesso conventuale di San Domenico maggiore rivela un’impostazione gotica, leggibile ancora oggi nell’originaria articolazione degli spazi, se pur tra i numerosi rimaneggiamenti decorativi dei secoli successivi.
La chiesa, priva di transetto, presenta un’abside poligonale; è a tre navate, animate da numerose cappelle laterali e sormontate da slanciate volte a crociera. Al suo interno custodisce preziose testimonianze della cultura artistica partenopea.
Sempre a Napoli, la chiesa francescana di Santa Chiara è legata alla figura della regina Sancia di Maiorca, consorte di Roberto d’Angiò, molto devota a San Francesco.
L’edificio, destinato ad accogliere le tombe dei sovrani angioini, nonostante presenti una sola navata, ha dimensioni notevoli, ravvivate dai giochi di luce delle finestre, slanciate e strette. Le soluzioni stilistiche adottate nella Chiesa di Santa Chiara guardano al linguaggio elaborato nell’Ile-de-France, mitigandolo tuttavia con scelte più orientate alle tradizionali architetture monastiche italiane.
Questa sorta d compromesso stilistico si rivela anche a Padova nella Basilica del Santo, intitolata ad Antonio, popolare predicatore francescano di origine portoghese.
Se la maestosa facciata a capanna, priva delle ardite altezze delle costruzioni d’Oltralpe, mostra le forti reminiscenze romaniche, il gusto gotico primeggia grazie agli archi acuti e alle bifore con archetti trilobati. Inoltre, all’interno, questa volontà di aggiornamento è confermata dalla presenza di eleganti volte a crociera e di un coro con deambulatorio coronato da cappelle radiali.
A questi influssi si aggiungono originali ispirazioni orientaleggianti, vicine all’esempio della veneziana Basilica di San Marco, come rivelano le sei cupole emisferiche che attorniano la volta centrale, a tronco di cono; anche i campanili seguono quest’orientamento, riecheggiando la conformazione dei minareti islamici.
Questo singolare connubio riflette la vicinanza della città a Venezia, che mantiene anche in questa fase il suo distacco culturale dal resto della Penisola, per dialogare con l’Oriente. Così nel sontuoso Palazzo Ducale, iniziato nel 1340, elementi gotici quali archi acuti e pinnacoli si combinano a raffinati motivi decorativi attinti dalla tradizione orientale.
Se è vero che il linguaggio gotico ben risponde alle esigenze di sfarzo della Serenissima, trovando nuova linfa nell’incontro con gli stilemi islamici e bizantini, è altresì vero che anche in questo contesto, come per le altre città italiane, non si riscontra un consapevole impiego delle innovazioni architettoniche d’Oltralpe, svuotate della loro autonoma funzione strutturale.
Una più convinta adesione ai modi gotici nel nostro paese si realizzerà soltanto con il cantiere del Duomo di Milano, le cui vicende costruttive, ben relazionate alle vicine regioni francesi, s’inseriscono nella successiva fase artistica del Gotico Internazionale. Del resto, lo stesso Palazzo Ducale veneziano assume una più definita configurazione con i lavori di ampliamento del 1424, aprendosi così ai più evoluti stilemi tardogotici.
Mariaelena Castellano
IMPARIAMO I TERMINI
Arco a sesto acuto: già conosciuto nell’architettura islamica, in Europa viene utilizzato a partire dal XII secolo, caratterizzando lo stile architettonico gotico. Ha un profilo costituito da due archi di cerchio che si intersecano tra loro formando un vertice alla sommità. E´ detto anche “ogivale” per la forma a ogiva (parte anteriore, affusolata, di un proiettile).
L’arco a sesto acuto presenta dei vantaggi rispetto all’arco a tutto sesto, in particolare in merito alle spinte del proprio peso e dei carichi gravanti su di esso, che cadono più vicini alla base del piedritto (la struttura verticale di sostegno), facendo sì che si possa fare a meno di grossi spessori murari.
Volta a crociera ogivale costolonata: volta a crociera composta da due o più archi ogivali di sostegno (costoloni o nervature), che si incrociano diagonalmente nella chiave formando quattro o più vele (scomparti regolari). Il peso delle vele si scarica prima sui costoloni, quindi sui pilastri.
Arco rampante: arco con i livelli di imposta situati ad altezze differenti, tipico dell’architettura gotica, dove è utilizzato per contenere le spinte laterali, svolgendo un’azione di controspinta.
Guglia: elemento decorativo verticale esterno, di forma piramidale o conica, posto a coronamento di campanili, contrafforti, torri. Se è la continuazione di un pilastro, si chiama pinnacolo.
Il pinnacolo risponde, in genere, a una funzione strutturale, poiché il suo carico fa confluire verso il basso le spinte orizzontali provenienti da archi e volte.
Deambulatorio: detto anche ambulacro, è un corridoio posto intorno al coro e all’abside, caratteristico dell’architettura romanica e poi di quella gotica. Ha pianta curva o poligonale ed è spesso circondato da cappelle radiali, ossia da cappelle disposte a raggiera attorno all’abside, solitamente destinate alla devozione verso i santi.
Claristorio: o cleristorio, è il livello più alto della navata in una basilica romana o in una chiesa romanica o gotica. Il suo nome si deve al fatto che la sua traforazione di finestre permette al chiarore della luce di illuminare l’interno dell’edificio. Era già stato usato dai Romani, in ciò probabilmente influenzati dall’architettura ellenistica, nelle basiliche, nelle terme o nei palazzi. Le volte a crociera dell’architettura gotica concentrano il peso e la spinta del tetto, liberando spazio sui muri consentendo aperture più ampie del claristorio.
Triforio: galleria ricavata nello spessore murario, posta sotto le finestre del cleristorio e situata sopra le navate laterali di una chiesa attraverso una sequenza di loggette. È presente in alcune chiese romaniche e soprattutto nelle cattedrali gotiche d’Oltralpe, abbinato o in sostituzione alla struttura affine del matroneo, dove però la galleria ha dimensioni maggiori e corre per tutta la larghezza della navata laterale.
Ghimberga: altissimo frontone appuntito, a volte sovrastante l’archivolto di un portale, o di un portico, ma in genere posto a coronamento di una nicchia. La ghimberga è tipica dell’architettura gotica ed è spesso affiancata da due pinnacoli laterali.
Archivolto: cornice liscia o decorata, che segue l’andamento dell’arco sia sulla fronte, sia sull’intradosso.
Strombatura: termine usato in edilizia e in architettura nella descrizione di porte, finestre e archi, per indicare che lo stipite è tagliato in obliquo verso l’interno o l’esterno, fino a formare una sezione trapezoidale.
Arco senese: arco a sesto ribassato (ossia arco in cui l’altezza è minore della metà della larghezza) inserito in un arco a sesto acuto. Elemento tipico dell’architettura senese, probabilmente derivante da una lontana tradizione orientale, forse egizia.
Merlatura: Il merlo è un elemento tipico dell’architettura militare medievale. Si tratta di ciascuno dei rialzi in muratura eretti a intervalli regolari, che coronano le mura perimetrali di castelli, torri difensive, palazzi. L’insieme dei merli viene detto merlatura. Nell’edilizia medievale si distinguono tradizionalmente i cosiddetti merli guelfi o ghibellini. I merli guelfi hanno la sommità squadrata, mentre i merli ghibellini hanno la sommità “a coda di rondine”.
Bugnato: Paramento murario esterno di un edificio, formato da conci sporgenti lavorati, detti bugne. Può essere a base quadrata o rettangolare; liscio, se le bugne hanno contorni netti e superficie levigata; rustico, se le bugne sono rozzamente sbozzate; a punta di diamante, se le bugne sono di forma piramidale.
PER SAPERNE DI PIU'
Le fantasie visionarie dei doccioni gotici: i Gargoyles
In architettura, il doccione va identificato con la terminazione in pietra della grondaia, consistente in una sorta di lastra concava adibita a scaricare le acque piovane lontano dalle pareti esterne dell’edificio. In età gotica, in particolare, i doccioni si tramutano in demoni e animali mostruosi, che prendono il nome di Gargoyles, corrispettivo inglese di doccioni.
Così, le sontuose facciate delle cattedrali gotiche si popolano di queste sinistre creature, raffigurate perlopiù in atteggiamento d’attesa, poiché aspettano invano di poter accedere all’interno della chiesa. Esse rappresentano il Male e sono dunque confinate all’esterno, mentre lo spazio sacro, destinato a simboleggiare la salvezza, resta preservato da ogni oscura apparizione.
PER SAPERNE DI PIU'...
Il labirinto della Cattedrale di Chartres
Il pavimento della navata centrale della Cattedrale di Chartres ospita la raffigurazione di un ampio labirinto circolare, di diametro superiore ai 12 metri. Al suo interno si snoda un percorso univiario formato da archi di cerchi concentrici, lungo ben 265,5 metri. La meta da raggiungere, al centro, è un fiore a sei petali simboleggiante la somma conoscenza, da interpretare in chiave cristiana oppure, secondo altre versioni, si alluderebbe a un sapere esoterico.
Inoltre, il labirinto richiama Dedalo, il primo architetto della storia, autore del celebre labirinto di Cnosso: ciò induce a pensare anche a una sorta di firma dei costruttori della cattedrale.
In ogni caso, il tracciato labirintico allude a una metafora del cammino della vita, inteso come viaggio di redenzione per pervenire al Bene.
Nel percorso di Chartres, ripreso anche in altre cattedrali, l’obiettivo sembra essere a un passo dall’accesso, ma in realtà bisogna affrontare un lungo e intricato tragitto e, una volta giunti al traguardo, occorre anche saper tornare indietro, per poter condividere quanto appreso con tutti gli altri, contribuendo così alla diffusione dei saperi.
Claude Monet e la Cattedrale di Notre Dame di Rouen
La Cattedrale di Rouen, in Normandia, è frutto di numerosi interventi edilizi succedutisi nei secoli. A una primitiva chiesa paleocristiana fa seguito una rivisitazione in età romanica, per poi approdare nel XII a consistenti rimaneggiamenti aggiornati in base ai più innovativi stilemi gotici, che tutt’oggi conferiscono alla struttura un’impronta dominante, nonostante i successivi proseguii dei lavori.
La maestosa cattedrale svetta in tutta la sua imponenza sui tetti della cittadina francese. Il suo aspetto riassume le molteplici fasi del linguaggio gotico, qui sublimato dal raffinato preziosismo delle guglie traforate e dalla ricchezza delle decorazioni plastiche.
Il fascino di questa architettura rivive nella nota serie di dipinti dell’impressionista Claude Monet. Tra il 1892 e il 1894, l’artista realizza una cinquantina di vedute, tutte raffiguranti la facciata della Cattedrale, immortalata in differenti condizioni di luce.
Monet, sedotto dalla bellezza del monumento, lo trasfigura nella sua personale interpretazione pittorica: le masse murarie sembrano dissolversi nella luminosità del sole o sgretolarsi nelle coltri di nebbia, per poi ricomporsi nella loro elegante solidità costruttiva.
DENTRO L'OPERA
Basilica di San Francesco – Assisi (1228-1253 circa)
Nel 1228, dopo appena due anni dalla morte, Francesco, fondatore dell’ordine religioso che da lui prende nome di francescano, viene canonizzato.
Nello stesso anno, nella sua città, Assisi, prende avvio la costruzione della basilica a lui intitolata.
Si tratta di un edificio che assolve da subito al compito di simboleggiare il fervore con cui viene venerato il Santo, figlio di un ricco mercante e rinunciatario dei beni e degli agi paterni, a favore di uno spirito caritatevole e pauperistico.
Così, alle falde del Monte Subasio, viene innalzata una chiesa a una navata e, due anni dopo, si procede alla costruzione di una seconda aula collocata a un livello superiore. Ciò implica la sostituzione delle capriate lignee poste a copertura della prima chiesa con volte ogivali a crociera, adibite a funzione di sostegno.
I due ambienti si configurano diversamente, poiché rispondono a funzioni differenti: più mistica e raccolta la basilica inferiore, destinata alla preghiera; più luminosa e ampia quella superiore, votata alla predicazione.
In ambedue i casi, la pianta a croce commissa con breve transetto presenta un’unica navata scandita in quattro campate voltate a crociera, che si conclude in un’abside semicircolare per la chiesa inferiore, poligonale per quella superiore.
La parte inferiore, equiparabile a una grande cripta, pur essendo ancora improntata al romanico per la contenuta altezza e per le mura più spesse, si può comunque considerare un esempio di architettura gotica per la funzione portante degli elementi e per il pronunciato stacco dei costoloni dalle vele delle volte.
Decisamente più vicina allo spirito gotico risulta, tuttavia, la Basilica Superiore, dove le ampie vetrate istoriate del claristorio, il finto triforio del transetto e i pilastri a fascio con esili colonnine sono in linea con le soluzioni dell’Ile-de-France.
La maggiore altezza che la contraddistingue rispetto allo spazio sottostante viene però smorzata dalla presenza del cornicione che si snoda lungo le pareti ad altezza mediana, suggellando quella continua ricerca -tutta italiana- di equilibrio tra verticalità e orizzontalità.
Anche all’esterno permane questa volontà di compromesso: se la facciata a capanna e il massiccio campanile ci riportano di nuovo al romanico, gli archi rampanti, il rosone traforato e il doppio portale archiacuto rispondono al più evoluto gusto degli stilemi d’Oltralpe.
La Basilica viene consacrata nel 1253, ricevendo ulteriori interventi nei decenni successivi. Le cappelle laterali della Chiesa Inferiore, per esempio, risalgono al XIV secolo, mentre il celebre ciclo di affreschi della Chiesa Superiore viene realizzato nella seconda metà del XIII secolo.
Castel del Monte
Nel XIII secolo, Federico II di Svevia promuove la costruzione di numerosi castelli residenziali e roccaforti difensive, in particolare nei territori dell’Italia meridionale. Queste iniziative rientrano nella volontà del sovrano di potenziare il ruolo della corona, a discapito dei baroni e dei grandi feudatari locali.
Tra i manieri federiciani, è ben noto Castel del Monte, innalzato intorno al 1240, su un colle presso Andria, in Puglia.
La sobria maestosità dell’edificio, in pietra calcarea locale, fa pensare a una destinazione residenziale, più che difensiva. Tale ipotesi è avallata anche dalla presenza di camini e di servizi igienici alimentati da un efficiente sistema idrico. Tuttavia, restano dubbi in merito, sia per la mancanza di cucine, sia per la spiccata vocazione culturale dell’imperatore, che fa propendere a un utilizzo differente della struttura, pensata anche come osservatorio astronomico o come luogo esoterico di culto, una sorta di tempio del sapere.
In virtù di queste considerazioni, si noti il ruolo giocato dal numero otto: la struttura presenta pianta ottagonale ed è dotata di otto torri e di un cortile anch’esso ottagonale; inoltre, otto sono le sale trapezoidali distribuite in ciascuno dei due piani. Il numero otto è ritenuto il numero dell’equilibrio cosmico: se lo si rovescia, assume la forma dell’infinito, un flusso tra la dimensione terrena e quella spirituale; il numero otto rappresenta anche un principio di equità, poiché è il primo numero divisibile per due numeri ugualmente doppi. La forma ottagonale del castello rimanda, poi, alla pianta della Cappella Palatina ad Aquisgrana, dove Federico II viene incoronato imperatore nel 1215.
Pare, inoltre, che Castel del Monte occupi una posizione tale da produrre particolari effetti luministici nei giorni degli equinozi e dei solstizi; a queste credenze si aggiungono le leggende secondo cui tra le mura di questo maniero si sia nascosto il Santo Graal, una delle reliquie più venerate dalla Chiesa cattolica, ovvero la coppa dalla quale ha bevuto il Cristo durante l’ultima cena.
Dal punto di vista architettonico, il castello federiciano esprime l’orientamento classicista del sovrano, aperto al tempo stesso agli stilemi gotici del tempo, in un singolare compromesso artistico.
Così, se il portale d’ingresso ad arco acuto riflette una scelta gotica, i pilastri corinzi circostanti, su cui poggiano trabeazione e timpano, rimandano chiaramente al linguaggio classico. Anche le sale ottagonali interne mostrano l’orientamento gotico, in quanto presentano una copertura a crociera per lo spazio quadrato centrale, mentre le parti laterali sono sormontate da volte a botte ogivali.
Non mancano, inoltre, influssi islamici, come rivelano i materiali impiegati e le decorazioni pavimentali degli interni.