Michele Gargiulo, Priore dell’Arciconfraternita della Morte e Orazione di Piano di Sorrento.
Daniele De Marini, Luogotenente della Stazione dei Carabinieri di Piano di Sorrento.
Il “carottese” Vincenzo Esposito, emerito docente presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.
Tre nomi destinati ad incrociarsi in questo tempo d’attesa della Settimana Santa sorrentina.
Tempo di processioni.
Le fiaccole, le croci, l’incenso.
I misteri, le lanterne, gli stendardi.
I tamburi, la banda, i cori.
E loro, le voci polifoniche che intonano il Miserere, il salmo biblico reso celebre nel XVII secolo dal compositore romano Gregorio Allegri.
“Miserere mei“.
Si intitola così il primo racconto giallo, anteprima di “Casa d’Arma“, una nuova rubrica, prossimamente on line su Il Talepiano.
Luoghi e tradizioni della nostra Penisola rivivranno attraverso le vicende indagate nella caserma dei Carabinieri di Piano di Sorrento, detta appunto “Casa d’Arma”, denominazione figlia di un’invenzione letteraria.
Una serie di racconti gialli dove realtà e fantasia dialogheranno di continuo.
Alcuni scritti, infatti, saranno ispirati a fatti ed indagini realmente accaduti e poi romanzati.
Altre storie saranno invece completamente inventate, ma comunque inserite tra gli scenari, gli usi ed i costumi del nostro territorio.
In entrambi i casi, le trame si avvaleranno della collaborazione del Comandante Daniele De Marini e dei suoi militari.
Queste, però, sono solo delle anticipazioni: la rubrica è ancora in fase di elaborazione…
L’idea di darne un’anteprima è nata un paio di giorni fa, tra le mura della congrega dell’Arciconfraternita della Morte e Orazione.
Ero lì per rivolgere qualche domanda al Priore sui fermenti organizzativi delle Processioni, ma anche sulle iniziative promosse dai confratelli in ambito sociale e culturale.
Michele Gargiulo mi ha così raccontato dell’apertura delle cappelle di Santa Margherita e di San Giovanni, nel centro storico della città, interventi legati all’interesse dell’Arciconfraternita di salvaguardare e promuovere il patrimonio artistico locale.
Ho appreso anche della loro collaborazione con la cooperativa sociale “Il Pellicano” e dell’intento di destinare un’ala della loro sede per creare un Centro d’Ascolto della Famiglia.
“Ma la nostra vera sfida consiste nell’unire le forze di tutte le Confraternite della Penisola per promuovere una crescita del territorio, una crescita spirituale e sociale.”
Le parole di Michele Gargiulo sono pronunciate con determinazione e fermezza, qualità necessarie per guidare i confratelli in questo cammino, come lui stesso tiene a precisare:
“Per governare serve autorevolezza, bisogna dare il buon esempio e non solo con le parole. Insieme dobbiamo intraprendere un percorso di crescita, per raggiungere così tutti gli obbiettivi e le iniziative che ci siamo proposti.”
Intanto, intorno a noi c’era tutto un via vai di confratelli intenti ad assegnare i misteri e i numeri delle vesti. Anche la moglie del Priore era alle prese con i vari preparativi della fase organizzativa.
Ho scattato qualche foto a croci, stendardi, lance e corone di spine, che tra pochi giorni vedremo sfilare nelle strade del paese insieme agli incappucciati.
Ho respirato parte di questa atmosfera, mi sono sentita spettatrice del tempo di attesa dei “Neri di Piano“.
“L’amore per le processioni è un qualcosa di innato. Una passione che senti tua sin da bambino e che man mano cresce negli anni. Io ho iniziato da piccolo. Cantavo il Calvario, quindi il Miserere, poi sono entrato nell’organizzazione…”
Ascoltavo le parole del Priore, guardavo le vesti ed i misteri e mi sembrava già di vederli, i confratelli incappucciati.
Avanzavano nel buio, si scorgevano tra le luci soffuse dei lampioni, tra le fiammelle delle fiaccole.
Procedevano con le loro croci, incoronati da spine, tra il suono secco dei tamburi e quello vibrante delle voci del “Miserere”.
Ed ecco anche le immagini di una storia dove passato e presente s’intrecciano, per impigliarsi nei fili di questo percorso rituale.
Una storia dove il “Miserere mei” grava nell’animo inquieto e provato del professor Vincenzo Esposito.
1968, 2018. Cinquant’anni di silenzio, di segreti e di tensioni.
Mezzo secolo di esilio dalla Settimana Santa sorrentina.
Il professore è fuggito dalle tradizioni rituali del suo paese per non rivivere quella drammatica notte del 12 aprile del 1968, quel Venerdi Santo, di cui ha comunque conservato memoria indelebile.
Quest’anno, però, Vincenzo decide di tornare. Vuole assistere un’ultima volta alla processione dei Neri di Piano. Vuole riascoltare i versi latini del Miserere, che in tutti questi anni non lo hanno mai abbandonato.
Quei versi gli son rimasti impressi nella mente. Lo hanno perseguitato ovunque, nelle visioni diurne e negli incubi della notte.
“Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam. Et secundum multitudinem miserationum tuarum,
dele iniquitatem meam.”
I coristi intonano il canto, mentre la Madonna Addolorata cerca il Figlio nelle vie del paese, che in questi giorni diventano le strade della Gerusalemme di duemila anni fa.
Il professore si scontra con il suo tormentato passato, lo tocca con mano, sente la sua fine vicina.
La Madre continua a cercare il Cristo.
Chi cercherà Vincenzo? Chi lo piangerà?
Sono rimasta assorta, sulle mie, per una manciata di minuti, mentre continuavo a scattare foto a misteri e lampioni, pensando alla storia dell’anziano professore.
“Sa che i Neri di Piano si tingeranno di giallo?”, ho annunciato al Priore, che mi guardava con aria incuriosita.
“Di giallo?”
“Sì. Mi servirebbe giusto qualche informazione sull’uscita della Madonna Addolorata”
Ho annotato tutto sul mio quadernetto, dettagli e curiosità varie, ogni cosa potrebbe servire.
Ho ringraziato Michele Gargiulo per essere stato così disponibile da dedicarmi il suo tempo in questi giorni così frenetici, densi di tutti quei fermenti di preparativi ed attesa, che si celano dietro l’organizzazione di quest’antica tradizione.
Dopo poche ore, ero già alle prese con la storia del professor Vincenzo Esposito.
Una storia da raccontare e da far leggere.
Pagine scritte in una corsa contro il tempo, per riuscire a pubblicarle prima della fine della Settimana Santa.
Ore di lavoro frenetico. Di mattina, di pomeriggio, di notte.
Sempre alla tastiera del computer.
E poi in caserma, a consultare il comandante De Marini per le informazioni sulla parte tecnica.
E al telefono con Mariano Russo (Rusma Photo), per accordarmi sui suoi suggestivi scatti da destinare alle illustrazioni.
Ma ci siamo quasi.
“Miserere mei” è a buon punto.
Da leggere il 30 marzo, Venerdì Santo. Qui, su Il Talepiano.
Mariaelena Castellano