Languida bellezza intellettualistica, fascinosa, intrigante. Ludica, quanto autorevole: attira e respinge al tempo stesso. 

Una bellezza suadente, ritmica, che quasi confonde. S’insinua labile e sfuggevole, fino ad avvolgere e investire chi si avvicina, per poi distanziarlo e lasciarlo vagare nelle proprie domande. Ognuno formulerà un pensiero, una riflessione, un quesito di cui provare a indovinare la risposta, o una delle risposte possibili. 

E poi di nuovo ad ammirare il Bello. Sensuale, raffinato. Immortalato in uno scatto, immobilizzato nella diapositiva, eppure pulsante di vita. Orchestrato in una posa ricercata, senza che ciò significhi dover rinunciare all’affabile naturalezza di un istante rubato allo scorrere della vita. 

In un continuo compenetrarsi di forme, luci, colori; in un dinamico fluttuare di emozioni, pensieri e parole, tutti racchiusi nell’immagine fotografica. Un’immagine muta, eppure colma di suoni, beffarda nel suo silenzio fatto di riflessioni appena sussurrate, laconiche, silenti. 

E dalla fotografia si sfocia così nel puro concettualismo delle arti visive, nella serafica compostezza degli equilibri formali, avvolti in una severa aura classica e minimalista, rigorosa, essenziale. 

Quella di Luisa Terminiello. 

Classe 1992, originaria di Piano di Sorrento. Autodidatta. Fotografa, artista, ma prima ancora donna che sa lasciarsi sedurre dalle melodie della vita, che sa lasciarsi sorprendere, per poi meravigliare. Che sa osservare con occhi nuovi, attenti, sempre vigili, per proporre così realtà nuove e mai banali. 

Nulla è dato per scontato, né lasciato alla casualità. E tutto ciò che entra nella sua orbita, viene investito da una diafana sacralità artistica. 

In un un perenne rivolgersi al saper sentire, al farsi guidare dalla propria sensibilità per avvertire il potenziale emozionale che le sta attorno. O che è racchiuso in lei. 

Da qui i frequenti  autoritratti con cui accoglie gli stimoli suggeriti dalla sua stessa persona. Immagini in cui si mette a nudo, in cui si indaga, ma è al contempo indagata da noi, lasciando fluire quella risoluta determinazione e quella fiera severità, che sono poi insite in tutto il suo operato. Perché anche quando non appare, la sua presenza si avverte, intensa. Lei è lì, dietro l’obiettivo, a tessere i fili intricati di quella performance artistica, così poetica e vibrante di vita, che si cela in ogni suo scatto. 

M. Castellano

(Rivisitazione di un mio contributo sulla rivista CIN n.8 del giugno 2016)