Dopo aver esaminato l’Età della pietra antica, lo studio dell’arte preistorica continua con le successive fasi del Mesolitico e del Neolitico.
Il Mesolitico (8.000 – 6.000 a.C. circa) è un periodo di transizione, che segna il passaggio dal Paleolitico al Neolitico.
In questo arco temporale segnato dai grandi cambiamenti climatici dovuti alla fine dell’ultima glaciazione, l’uomo inizia il suo processo di stabilizzazione pervenendo a uno stato di seminomadismo, favorito da una più sviluppata attività di raccolta del cibo.
Il raggiungimento della sedentarietà si realizza appieno nella successiva età del Neolitico (6.000-4.000 a.C. circa), quando compaiono agricoltura e allevamento.
Gli uomini si organizzano in dimore fisse e nascono i primi villaggi, intesi come insediamenti di abitazioni rudimentali, quali capanne e palafitte(*).
L’appartenenza a una comunità, nonché la possibilità di procurarsi più facilmente il cibo, consente una maggiore stabilità, che rende la vita meno precaria.
Questi miglioramenti segnano importanti conseguenze sulle manifestazioni artistiche dell’epoca, caratterizzate da una sensibile spinta evolutiva.
Il termine Neolitico, infatti, significa “età della pietra nuova”, con riferimento a una metodologia lavorativa più innovativa: le pietre vengono levigate e non più scheggiate in modo rudimentale, come avveniva, invece, nel Paleolitico.
Fondamentale, inoltre, l’invenzione della ceramica(**), utilizzata per la produzione di vasellami e recipienti resistenti, adatti anche alla conservazione dei cibi.
Le ceramiche vengono spesso decorate con dipinti o incisioni: l’uomo, sgravato in parte dalle pressanti incombenze della quotidianità, dispone adesso di più tempo libero, cosicché oltre alla produzione degli oggetti, può dedicarsi anche al loro abbellimento.
Il manufatto si apre dunque a una valenza di tipo estetico, come rivela appunto la ceramografia, ovvero l’arte della decorazione pittorica dei vasi, che in età neolitica si avvale per lo più di motivi geometrici e schematici. Si tratta di una tendenza astrattiva, che prende le distanze dalla mera raffigurazione naturalistica, mostrando la spiccata verve inventiva della produzione di questo periodo.
Inoltre, il grafismo dei segni adoperati, spesso disposti in file, prefigura il successivo avvento della scrittura.
Anche nelle pitture e nelle incisioni rupestri mesolitiche e, soprattutto, neolitiche si riscontra una predilezione per forme meno realistiche e più vicine a una simbologia concettuale.
In questa scelta si può cogliere il desiderio di esercitare una sorta di controllo sulla realtà raffigurata, oramai non più subita, ma affrontata.
L’uomo primitivo, tra il Mesolitico e il Neolitico sviluppa una maggiore consapevolezza di sé, acquista più sicurezza e non può non riflettersi sulla sua produzione artistica.
Questo progresso evolutivo risulta particolarmente ravvisabile nella fase conclusiva del Neolitico, quando in Bretagna e nel Portogallo compaiono i primi grandi monumenti in pietra, meglio conosciuti come monumenti megalitici, di cui parleremo nella prossima lezione dedicata alla successiva Età dei metalli.
Mariaelena Castellano
IMPARIAMO I TERMINI
(*) Palafitta: capanna collocata su un tavolato orizzontale sostenuto da pali infissi verticalmente sul fondo di un lago o di una palude, oppure sulla loro riva; talvolta anche su un terreno asciutto.
(**) Ceramica: Materiale ricavato da un impasto di argilla e acqua, a cui viene data una forma che si conserva durante il processo di solidificazione ottenuto attraverso la cottura.
Visitiamo!
Per i reperti archeologici relativi alle fasi del Mesolitico e del Neolitico nell’Italia meridionale, si rimanda ai siti già segnalati nella lezione sul Paleolitico, trattandosi di collezioni che riguardano anche questi successivi periodi della preistoria.