Già nel XVI secolo, grazie alle scoperte geografiche e al crescente sviluppo della borghesia, l’uomo ha sviluppato un pensiero più laico e più critico nei confronti della realtà circostante. Questo atteggiamento è destinato a maturare ulteriormente nel Seicento, specie nell’ambito scientifico, dove personaggi quali Galileo Galilei e Isaac Newton indagano i fenomeni naturali attraverso un metodo di conoscenza basato sull’osservazione e sulla pratica della sperimentazione.
Anche l’arte e la cultura vivono una stagione feconda, come attesta la rapida fioritura delle Accademie(*), circoli intellettuali sorti il secolo precedente come istituzioni alternative alle filosofie scolastiche delle università.
Tuttavia, il Seicento è un secolo di grandi contraddizioni, poiché a questa rigogliosa stagione culturale non corrisponde un’analoga situazione in ambito politico ed economico: guerre, carestie ed epidemie determinano un forte calo demografico, nonché un aumento del malcontento popolare, che sfocia spesso in sanguinose rivolte.
Inoltre, mentre in Europa si vanno affermando e consolidando i poteri delle monarchie nazionali, l’Italia perde sempre più peso nello scacchiere politico del Vecchio Continente e gran parte dei suoi territori risultano assoggettati alla Spagna. Ma è proprio nel nostro paese, per l’esattezza a Roma, che prende avvio il Barocco(*), un nuovo linguaggio artistico che incarna più di ogni altro lo spirito del Seicento, spingendosi anche ai primi decenni del secolo successivo e caratterizzandosi per l’interazione e la fusione tra tutte le arti, accomunate da intenti di sfarzo e pomposità.
Rispetto allo stile rinascimentale, il Barocco propone una visione più dinamica, aprendosi al contempo a una fastosa esuberanza decorativa e a spettacolari effetti scenografici che ne segnano la piena distanza dai pacati equilibri classici.
L’allontanamento dall’arte classica non è improvviso, ma avviene in modo graduale, mantenendo comunque alcuni dei suoi fondamenti, come l’adozione degli elementi architettonici classici o la cura nella resa della figura umana. Del resto, sin dal Cinquecento, le più estrose istanze manieriste avevano messo in discussione i canoni di perfezione dell’arte rinascimentale, predisponendo l’avvento di inedite modalità espressive, connesse al complesso contesto storico del nuovo secolo. In particolare, lo stile barocco riflette i severi dettami della Controriforma, ovvero della risoluta reazione della Chiesa cattolica ai movimenti protestanti avviati da Martin Lutero nel 1517.
La Controriforma s’inaugura con il Concilio di Trento (1545-1563) e prosegue per diversi decenni fino a caratterizzare tutto il XVII secolo. Con il concilio tridentino il pontificato ribadisce l’importanza dei Sacramenti e delle opere di fede, e si consolida la volontà d’indottrinare le masse, servendosi in particolare dell’azione di nuovi ordini monastici come i Gesuiti.
La Chiesa, intenta a ribadire il suo primato, tende a reprimere ogni pensiero discordante dalla dottrina cattolica con rigide forme di controllo e repressione, anche in ambito culturale. Pertanto, viene consolidato il potere del Tribunale della Santa Inquisizione, istituito sin dal XII secolo e finalizzato a “estirpare” i credi eretici, anche attraverso la tortura. Nel 1559, inoltre, viene istituito l’Indice dei libri proibiti, un elenco di pubblicazioni proibite dalla Chiesa in quanto ritenute immorali e contrarie alla fede; l’Indice continua ad essere aggiornato fino al XX secolo per essere soppresso soltanto nel 1966.
Anche l’arte subisce un rigoroso controllo da parte delle autorità ecclesiastiche, come attesta la pratica sempre più diffusa del rifiuto dell’opera artistica, nel caso manchino i requisiti fondamentali al rispetto dei dogmi. La Chiesa considera l’arte come importante mezzo di propagazione della fede. In tal senso, i dipinti e le sculture a soggetto sacro assumono un carattere divino, pur senza coincidere con la divinità, onde evitare accuse iconoclaste; tali opere devono risultare corredate da un intenso pathos devozionale e vanno venerate in quanto inducono all’emulazione del soggetto raffigurato ed educano il fedele al cattolicesimo. Ne deriva la necessità di un linguaggio chiaro e facilmente comprensibile, nonché decoroso, privo di nudi e purificato dalle stravaganze e dagli eccessi manieristi.
Al contempo, emerge uno stile sempre più appariscente e spettacolare, finalizzato a meravigliare i fedeli mostrando loro la grandezza di una Chiesa rinnovata, nonché la potenza degli assolutismi monarchici del tempo.
L’aspetto sfarzoso del barocco si spiega anche in merito alla grande importanza assunta dal teatro nel Seicento.
Il nuovo secolo si apre appunto con l’avvento del melodramma, una forma di spettacolo teatrale cantato con accompagnamento strumentale, oggi conosciuto come “opera lirica”. Risale proprio al 1600 la messa in scena, a Firenze, dell’Euridice di Jacopo Peri, ovvero il primo melodramma nella storia della musica.
Dalle fastose scenografie teatrali alle sontuose decorazioni artistiche, il passo è breve: le facciate dei palazzi, dotate di agili curvature, si impreziosiscono di movimentati ornamenti scultorei, mentre all’interno le pareti sembrano sfondate da suggestivi effetti prospettici di grandiosi affreschi.
Come lo spettacolo teatrale mira a coinvolgere emotivamente gli spettatori, così l’opera d’arte barocca punta a scuotere l’animo di chi la osserva, suscitando effetti di stupore e di meraviglia, ma anche di drammaticità e d’inquietudine, come riflesso di un secolo attraversato da una profonda crisi politica e religiosa.
In quest’ottica si spiega il diffondersi di dipinti dagli sfondi scuri e dai forti contrasti chiaroscurali, con soggetti pervasi da un’intensa emotività. Tuttavia, il Seicento non è caratterizzato esclusivamente dal linguaggio barocco, tant’è che questo nuovo secolo s’inaugura con due significative esperienze pittoriche che, prendendo le distanze dalla tradizione manierista, si aprono a una più rigorosa osservazione del mondo naturale. Esse fanno capo, da un lato, all’operato accademico di Annibale Carracci, fondato su un’accurata selezione della realtà, idealizzata secondo un canone di perfezione assoluta; dall’altro, all’inedito linguaggio del Caravaggio, proteso a una più integrale visione del vero, privo di ogni qualsivoglia forma di idealizzazione. Se la prima tendenza segna il prosieguo del percorso classico, poi reinventato attraverso l’iter barocco, l’arte del Caravaggio svela, invece, la potenza espressiva della realtà, inaugurando il filone del naturalismo caravaggesco, che non mancherà di attirare numerosi seguaci, diffondendosi così anche al di fuori dell’Italia.
M. Castellano
PER SAPERNE DI PIU´
LE ACCADEMIE
Le Accademie conoscono una gran diffusione nel Seicento, soprattutto in Italia.
Grazie al significativo progresso culturale del tempo, esse vanno man mano definendosi nelle proprie specificità, acquisendo un ruolo d’importanza crescente. Si ricordi, ad esempio, l’Accademia dei Lincei, a Roma, sorta nel 1603, relativa all’ambito scientifico; la celebre Accademia della Crusca, fondata a Firenze nel 1582 e finalizzata allo studio e alla conservazione della lingua italiana; sempre a Firenze, inoltre, Giorgio Vasari istituisce l’Accademia del Disegno.
E´ proprio nell’ambito accademico che si stabilisce una gerarchia dei generi artistici, secondo una visione che tende a valutare un dipinto in base alla scelta del soggetto. In particolare, gli accademici privilegiano i ritratti e le iconografie storiche, dove si possono meglio esprimere gli ideali classici e dove emerge l’importanza della figura umana, considerata la più alta espressione del creato.
BAROCCO: ETIMOLOGIA DEL TERMINE
Le origini del termine “barocco” non sono certe. Entrato in uso già sul finire del Seicento, trova piena affermazione nel Settecento con probabile derivazione dal portoghese barroco, con cui si indica la scaramazza, una perla dalla forma irregolare. Questo richiamo alluderebbe, dunque, al preziosismo del nuovo linguaggio artistico (la perla), ma anche ai suoi eccessi sfarzosi, così lontani dal classicismo (la forma irregolare). Un’altra ipotesi suggerisce, invece, la derivazione dal sostantivo baroco, indicante un tipo di ragionamento tortuoso e poco lineare, privo di logica, utilizzato nella scolastica medievale e qui riferibile alla bizzarra stravaganza dello stile seicentesco.
In entrambi i casi si tende a esprimere una posizione spregiativa nei confronti di un’arte ritenuta eccessiva, specie se confrontata con il più sobrio linguaggio rinascimentale.
Oggi il termine barocco è privo di tale accezione negativa e indica la corrente artistica sorta a Roma agli inizi del XVII secolo e poi diffusasi nel resto d’Italia e nei paesi cattolici europei, in particolare in Spagna e in Portogallo, nonché nelle relative colonie americane.