Kent Haruf vive le emozioni dei suoi personaggi, entra in punta di piedi nei loro vissuti per raccontarli con un lirismo filtrato da un’intensa veridicità.
La sua freschezza narrativa è veloce e incalzante, come lo scorrere fluido dei dialoghi e dei pensieri dei protagonisti delle sue storie. Nessun segno grafico a introdurli, nessun corsivo a differenziarli: l’io narrante si mescola alle voci e ai bisbigli; l’autore si cala nelle vicende per svelarcene tutto l’umano sentire.
Nel romanzo postumo “Le nostre anime di notte”, Haruf affronta con delicatezza il tema della paura di invecchiare in solitudine.
Dinanzi a giorni tutti uguali, privi di eventi e occasioni, Addie Moore, vedova e avanti negli anni, prova a cambiare il corso della sua vita.
Così, un pomeriggio, si reca dal vicino di casa, Louis Waters, anch’egli vedovo.
“Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me” gli propone, senza pensare troppo alle conseguenze di questa bizzarra richiesta, che non mancherà di destare scandalo nella piccola comunità di Holt, cittadina del Colorado, nata dalla fantasia dell’autore e già resa nota nella sua celebre “Trilogia della pianura”.
Addie e Louis sfideranno ogni convenzione e il loro bisogno di non restare soli si scontrerà con le rigide etichette in cui si cela il resto del vicinato.
“Adoro questa cosa. È meglio di quel che speravo. È una specie di mistero. Mi piace per il senso di amicizia. Mi piace il tempo che passiamo insieme. Starcene qui al buio di notte. Parlare. Sentirti respirare accanto a me se mi sveglio”.
Quando si è da soli, la notte trascorre lenta, amplificando tutte le inquietudini. Ma se c’è qualcuno con cui poter parlare al chiarore delle stelle, i timori paiono svanire: il buio rischiara e persino la paura di invecchiare sembra venir meno.
Con la storia di Addie e Louis, Kent Haruf narra le fragilità dell’animo umano lasciandone trapelare gli spiragli di una strada salvifica; una via tutta da percorrere, anche se in salita, per non rischiare di cadere nei tormentati antri dei rimpianti.
M.C.