Per età gotica s’intende quel periodo compreso all’incirca tra la metà del XII e il XIV secolo, quando in diversi paesi europei si sviluppa un linguaggio artistico votato a una più innovativa e dinamica complessità strutturale.
Se le origini del Romanico riguardano più ambiti territoriali, il Gotico prende avvio nell’Ìle-de-France, una zona ristretta della Francia, nei pressi di Parigi, per poi diffondersi con gran rapidità nel resto d’Europa, fatta eccezione per le regioni orientali, ancora gravitanti nell’orbita bizantina.
Anche i modi gotici, come già quelli romanici, assumono espressioni diverse in base ai luoghi in cui si propagano, pur mostrando dei fondamentali caratteri comuni.
E´ nei paesi dell’Europa centro-settentrionale che gli sviluppi di questi nuovi stilemi risultano più intensi, tanto da protrarsi in alcuni casi sino al XV secolo o addirittura alla metà del XVI.
In Italia, invece, l’attaccamento alla tradizione romanica rende più moderata l’adesione alla corrente gotica, che già al principio del XV secolo cede il passo al Rinascimento, con cui si proclama l’avvento dell’arte moderna.
Il termine “gotico” viene coniato proprio nell’Italia rinascimentale per indicare in modo spregiativo la corrente artistica impostasi nei secoli precedenti.
I Goti sono i barbari invasori dell’Impero Romano d’Occidente: l’arte gotica, pertanto, assume una connotazione negativa, in quanto lontana da quei canonici principi propri del classicismo.
Questa denominazione, perso oggi il suo significato originario, è comunque adoperata per indicare il linguaggio artistico maturato negli ultimi secoli del Medioevo.
Gli stilemi gotici si distinguono per la vigorosa tensione dinamica, alimentata dai slanciati linearismi espressivi e da un esuberante preziosismo decorativo.
In architettura le possenti masse murarie romaniche lasciano il posto a strutture più leggere, dominate da un accentuato verticalismo e dall’introduzione di nuove tecniche costruttive.
In scultura riprende vigore la statuaria, segnata da una più salda volumetria e da una maggiore resa emozionale, proiettata a un sentire più naturalistico.
In pittura trionfano le tipologie della vetrata colorata e dei dipinti su tavola; questi ultimi, anche se meno inclini all’evoluzione stilistica riscontrabile nelle opere scultoree, ricevono comunque nuova linfa dai fermenti innovativi del tempo.
In Italia, la pittura duecentesca risente ancora della ben radicata tradizione delle icone bizantine, per poi aprirsi maggiormente nel corso del Trecento ai più vivi modi gotici, che trovano una piena adesione nel contesto senese.
E´ in questo secolo, con il quale si chiude l’era medievale, che si colloca l’energica personalità artistica di Giotto, promotore di un’intensa innovazione pittorica, fondamentale preludio ai successivi sviluppi dell’arte fiorentina quattrocentesca.
Mariaelena Castellano
PER SAPERNE DI PIÙ …
L’età gotica
Nel XIII e nel XIV secolo, in quella che suole definirsi età gotica in riferimento al linguaggio artistico sviluppatosi nella maggior parte dei paesi europei, la società medioevale raggiunge il suo massimo picco di sviluppo, per poi avviarsi verso il suo inevitabile declino.
Dopo una fase iniziale di grande espansione demografica ed economica, in linea con quel processo di ascesa avviato dopo il Mille, si passa infatti a una fase d’inarrestabile crisi, determinata anche dalle diffuse carestie e dalla terribile epidemia di peste, che negli anni intorno al 1348 dimezza la popolazione europea.
Nel Duecento, l’Europa occidentale è ancora segnata dalla potenza dei due massimi sistemi universali del Papato e dell’Impero, quest’ultimo rinvigorito dalla figura di Federico II di Svevia (1194-1250), che unisce alla corona imperiale quella siciliana ereditata dal ramo dinastico materno.
Tuttavia, Chiesa e Impero non riescono a mantenere saldi i rispettivi poteri e nel corso del Trecento subiscono una significativa battuta d’arresto.
Fallito l’ambizioso progetto di Federico II di fondare una vasta entità imperiale, nel corso del XIV secolo la corona vive una stagione di grande debolezza, conservando un prestigio soltanto nominale, senza riuscire a imporsi sui grandi feudatari e sugli oramai consolidati governi cittadini. I possessi imperiali si riducono, dunque, ai soli territori germanici.
La Chiesa, d’altro canto, attraverso la figura di papa Bonifacio VIII, tenta di affermare il dominio religioso sulle altre autorità temporali, ma viene duramente osteggiata dal re di Francia Filippo il Bello.
Alla morte di Bonifacio, nel 1303, la successiva elezione di un pontefice francese determina, nel 1309, il trasferimento della sede papale ad Avignone.
Ha così inizio il periodo passato alla storia con il nome di “cattività avignovese”, in cui la Chiesa, segnata dalla pressante ingerenza dei sovrani francesi, rivela un’immagine corrotta e lontana dagli originari ideali di spiritualità.
Se nel Duecento le premesse di questa situazione portano alla formazione di fervidi Ordini religiosi, quali Francescani e Domenicani, nel Trecento si assiste al proliferare di movimenti ereticali e riformatori duramente repressi dall’autorità papale.
Con il pontificato di Gregorio XI, nel 1377, la fastosa corte di Avignone viene lasciata per far ritorno a Roma; trasferimento, questo, sostenuto da consistenti spese attinte dai fondi ecclesiastici.
Tuttavia, il rientro nella Città Eterna non garantisce il recupero del potere spirituale: per diversi decenni permane l’opposizione con le fazioni filofrancesi, come prova la contemporanea elezione in questa fase di due, o talvolta tre papi, con il conseguente ripristino della residenza avignovese.
Nel 1417, con l’elezione al soglio pontificio di papa Martino V, Roma diventa la sede definitiva del papato, mentre Avignone è retta da un legato pontificio fino al 1791, quando verrà annessa alla Francia rivoluzionaria.
Si pone così fine al Grande Scisma d’Occidente, il primo scisma della Chiesa a non essere causato da contrasti dottrinali, bensì da motivi di natura economica e politica.
Se Papato e Impero riversano in una condizione di crisi, al contrario le grandi monarchie nazionali vivono una fase di ascesa. In particolare, la Francia e l’Inghilterra, opposte tra loro nella Guerra dei Cent’anni (1337-1453), dopo il secolare conflitto, consolidano le proprie posizioni aprendo il processo di formazione dei futuri grandi stati moderni.
In Italia, invece, nell’area centro-settentrionale, l’età gotica segna il passaggio dai comuni alle Signorie. Le città risultano dilaniate da ripetuti scontri: a lottare tra loro sono le varie fazioni nobiliari o i benestanti borghesi opposti ai disagiati ceti popolari, o ancora i filopapali guelfi avversi ai filoimperiali ghibellini. Pertanto, nel tentativo di costruire un equilibrio, il potere governativo è affidato a una rispettabile e autoritaria famiglia aristocratica oppure a un regime di tipo oligarchico.
L’imposizione delle principali realtà urbane, a cui si uniscono i circostanti centri minori, determina la formazione di più ampie entità regionali, le Signorie.
Nel Sud del paese, invece, venuta meno la corona imperiale di Federico II, si assiste alla separazione della parte continentale dalla Sicilia. Quest’ultima si consegna, infatti, agli Aragonesi, mentre le altre regioni meridionali restano nell’orbita della dinastia angioina, convocata dal Papa per fronteggiare la minaccia di un nuovo insediamento imperiale.
In questi anni il Regno di Napoli acquista una salda consistenza politica, ma il governo angioino, favorendo maggiormente i ceti feudali, limita fortemente gli sviluppi economici del territorio, messi a dura prova durante la devastante crisi del Trecento.
Nonostante la fase gotica concluda la lunga era medievale all’insegna di un declino socio-economico, questo periodo si configura anche come significativa premessa alla nascente cultura moderna.
In Italia, i grandi nomi di Dante Alighieri in letteratura, e di Giotto in ambito artistico, donano al nostro paese una sua prima importante specificità culturale.
Più in generale, nell’Europa due e trecentesca si possono cogliere i frutti più maturi della lunga semina medievale, ben evidenti nei diffusi progressi scientifici e tecnici, come nell’incalzante ascesa delle istituzioni universitarie, garanti di una più sistematica divulgazione del sapere, ormai proiettato all’imminente era moderna.