Si è discusso anche della situazione di ristagno del museo George Vallet di Villa Fondi durante la conferenza “In cerca di una politica dei Beni Culturali”, svoltasi lo scorso sabato 14 ottobre, al Centro Culturale Comunale di Piano di Sorrento.
L’evento s’inserisce nell’ambito del X ciclo di conferenze “Piano di Sorrento: una storia di Terra e di Mare”, iniziativa promossa dal Comune e dall’Associazione Oebalus “Studi sulla Campania nell’Antichità” (presieduta da Felice Senatore), con la collaborazione del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
Relatori dell’incontro tre significative figure del panorama culturale italiano: Carlo Rescigno, docente di Archeologia Classica presso l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”; Francesco Sirano, Direttore del Parco Archeologico di Ercolano; Carlo Pavolini, docente di Archeologia Classica presso l’Università della Tuscia e autore del testo “Eredità storica e democrazia: in cerca di una politica per i Beni Culturali”.
In tale pubblicazione Pavolini esamina la situazione relativa alla tutela e alla valorizzazione dei Beni Culturali, in particolare alla luce delle novità introdotte dalla recente Riforma Franceschini.
Come gestire al meglio le potenzialità dell’immane patrimonio artistico del Bel Paese? Come garantire un’adeguata legiferazione atta a proteggere e valorizzare i Beni Culturali? Quali innovativi espedienti utilizzare per offrirne una fruizione più al passo con i tempi?
Questi alcuni dei tanti quesiti sollevati dal testo di Pavolini e ripresi durante l’interessante dibattito.
Che la gestione del vastissimo patrimonio artistico italiano costituisca materia alquanto dibattuta e controversa è cosa pressoché risaputa.
Lo stesso concetto di “Bene culturale” è, in effetti, soggetto a una molteplicità d’interpretazioni ed estensioni, che spesso ne complicano la definizione.
Nonostante nel corso degli anni si sia cercato di produrre un efficiente corpus legislativo, atto a identificare e salvaguardare il patrimonio culturale, si può dire che l’Italia versi comunque in una situazione ancora non ben definita, in cui si avvertono numerose contraddizioni e criticità.
Nel 2014, con la Riforma Franceschini si è assistito a un concreto tentativo di riorganizzazione del MIBACT (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo).
Tuttavia, come per ogni proposta di ridefinizione degli assetti strutturali, anche in questo caso non sono mancate le polemiche.
Ne è derivato un lungo dibattito ancora in corso, che pone tutta una serie di riflessioni e di domande in cerca di risposta.
La conferenza promossa dall’Associazione Oebalus ha trattato queste tematiche consentendo alla nostra cittadinanza di prendere parte a un dibattito di grande rilevanza e d’interesse nazionale.
Durante l’incontro si è constatato quanto sia importante una più ampia condivisione degli argomenti in questione, in genere destinati agli “addetti ai lavori”.
Sono infatti i dibattiti e le criticità a restare troppo spesso dietro le quinte, mentre al pubblico giungono soltanto gli esiti finali, senza la giusta cognizione di causa.
Si tratta, invece, di problematiche che in un paese come il nostro, così ricco di Beni Culturali, dovrebbero riscontrare un maggiore coinvolgimento dei cittadini.
Del resto, come ha osservato Carlo Rescigno, i provvedimenti varati nel corso degli anni erano destinati a una società ben diversa da quella attuale:
“Le nostre leggi sulla conservazione del patrimonio sono nate tempo fa e sono state pensate per una società non di massa.”
Il docente ha quindi posto l’attenzione sulla necessità di lasciare interagire maggiormente i beni artistici con il territorio, attraverso l’eliminazione di “recinti” sia fisici che ideologici.
Per rispondere alle nuove esigenze dei tempi, occorrerebbe potenziare un più diretto dialogo tra il bene e la società di oggi, evitando di sottrarre le opere allo scorrere della vita contemporanea, ovviamente senza che ciò significhi sottoporle ad un’irrispettosa fruizione.
Il punto in questione è fondamentale: per una gestione al passo con i tempi, occorre una maggiore apertura del patrimonio artistico al territorio d’appartenenza.
Altro punto cruciale, di cui si fa portavoce Francesco Sirano, è quello relativo alla forza economica, necessaria per mettere in moto un qualsiasi provvedimento di salvaguardia e valorizzazione:
“Le riforme scaturiscono dalla legge finanziaria. L’attuazione di tutta quell’impalcatura normativa che consente al nostro patrimonio di essere fruito e protetto dipende dalla sostenibilità economica.”
Anche Carlo Pavolini si sofferma sull’argomento pressante della mancanza di risorse finanziarie da destinare al nostro cospicuo patrimonio artistico.
In effetti, una parte del problema consiste proprio nell’eccessiva abbondanza di queste ricchezze, dalle quali è convinzione diffusa si dovrebbe ricavare più vantaggio in termini di sfruttamento economico.
Pavolini ha però invitato ad essere cauti su queste convinzioni:
“Si tratta di un discorso pericoloso, che induce a una fruizione selvaggia. Si potrebbe piuttosto pensare a soluzioni diverse che non puntino a una monetizzazione diretta ed immediata: occorrerebbe investire per riattivare una nuova economia dei Beni Culturali, attraverso il coinvolgimento e la collaborazione di altri settori, in modo da mettere in circolo tutta una serie di sinergie che nel corso del tempo porteranno i dovuti benefici e vantaggi.”
Questi punti sono stati ampiamente affrontati anche nel suo testo “Eredità storica e democrazia. Per una politica dei beni culturali”, importante contributo che s’inserisce appieno in questo lungo dibattito, accentuato dalle discussioni sulla Riforma Franceschini.
Nella sua pubblicazione, Pavolini ha analizzato i vari punti della Riforma, considerandone sia gli aspetti positivi, sia le criticità.
Inoltre ha evidenziato che nonostante non manchino debolezze e incongruità, il riordinamento promosso dal ministro Franceschini va comunque inquadrato come un concreto passo in avanti per tentare di potenziare la gestione delle risorse culturali italiane.
Restano molti dubbi e domande in attesa di risposte più convincenti, specie riguardo musei e monumenti poco visitati, privi di quella dovuta fruizione allargata che possa accrescerne la valorizzazione.
A Piano di Sorrento, il museo di Villa Fondi, dedicato al celebre archeologo francese George Vallet…
“… è un museo mummificato, poco frequentato, mentre considerando il suggestivo sito in cui si trova, dovrebbe avere il problema opposto cioè quello di gestire un numero elevato di visitatori.”
Il discorso di Rescigno è incisivo e coinvolge in modo diretto il nostro territorio in queste più ampie argomentazioni.
Si tratta di un insieme di problematiche di gran rilievo, quanto di difficile risoluzione. Parlarne pubblicamente costituisce senz’altro una significativa occasione per renderci tutti più partecipi dei fatti e soprattutto più consapevoli dell’importanza rivestita in Italia dai Beni Culturali.
Mariaelena Castellano
(*) I cambiamenti strutturali previsti dalla Riforma Franceschini si possono così sintetizzare: ammodernamento della struttura centrale e semplificazione di quella periferica; integrazione di cultura e turismo; valorizzazione dei musei, con il riconoscimento della piena autonomia per venti poli dichiarati d’interesse nazionale (tra cui i siti archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia); rilancio delle politiche di innovazione e formazione; valorizzazione delle arti contemporanee; revisione delle linee di comando tra centro e periferia; taglio delle figure dirigenziali.